Elric, il campione tormentato

Tra tutti i personaggi principali che la narrativa fantastica ci ha permesso di conoscere, Elric di Melniboné è uno dei più dibattuti e discutibili in assoluto.
Senz’altro temuto dai nemici che hanno provato a sconfiggerlo, ma anche dagli amici che sono riusciti a intravedere del bene in lui e a nutrire affetto nei confronti dell’imperatore albino; misericordioso e spietato, assassino e benefattore, amante e anima rancorosa, Elric di Melniboné è stato tutto questo e molto altro, lungo una storia, la sua, che lo ha portato a intraprendere sentieri che mai avrebbe immaginato di percorrere.

LE ORIGINI. Elric di Melniboné di fatto nasce come privilegiato, socialmente: è il figlio dell’Imperatore di Melniboné e diventa egli stesso Imperatore in giovanissima età.
Fin da bambino sviluppa diversi problemi fisici che sono la fonte non solo di basse difese immunitarie e di una debolezza da contrastare solamente con soluzioni alchemiche, ma anche dell’albinismo che lo contraddistingue.
Elric è l’ultimo governatore di un Impero, quello di Melniboné, che si basa sul culto del Caos e sulla fratellanza dei draghi (che controllano) ma che risulta essere ormai sul viale del tramonto. Per quanto i melniboneani siano rimasti chiusi nel vecchio cuore della capitale Imrryr e non abbiano poi così tanti contatti culturali con le nuove potenze emergenti dei Regni Giovani, i problemi che l’Impero presenta sono altri: c’è un forte senso di competizione all’interno della classe dirigente che comporta rivalità tra generali, sottoposti e addirittura all’interno della famiglia reale (Elric contro il cugino Yyrkoon è il culmine di questo senso di competizione sociale), di conseguenza anche una scarsa fiducia dei sudditi nei confronti degli imperatori più recenti e una situazione sociale esplosiva con gli schiavi che superano di numero i melniboneani liberi.
Nella nostra storia ci sono tanti casi simili, primo fra tutti l’Impero Romano d’Occidente che collassò per motivi similari, quindi quella di Moorcock è una ricostruzione socio-politica più che attendibile: una società di fatto disorientata, aggrappata agli albori del passato e che si è “imbarbarita” con usi e costumi di regni esterni, di conseguenza compaiono eroi improvvisati con scarsa attitudine politica che proclamano di ritornare agli antichi fasti, potere centrale debole e un progressiva disorganizzazione dell’apparato militare.

Reclusi dentro Imrryr, c’è infatti una fazione politica guidata dal cugino Yyrkoon che è di fatto ostile alla politica pigra e disinteressata dell’Imperatore: infatti mentre Elric vuole mantenere la pace per il suo popolo, Yyrkoon vuole riportare Melniboné all’estensione di un tempo, uscendo dall’isola e andando a riconquistare i territori strappati dai Regni Giovani in nome degli dèi del Caos tanto adorati dall’Impero Fulgido.
Ed è per questo che Yyrkoon compie infine il gesto vile che aveva progettato per tanto tempo: durante un’altra ennesima incursione dei popoli barbari alle meraviglie di Imrryr, Yyrkoon spinge il debole cugino giù dalla nave imperiale, lasciandolo annegare e tornando in patria per reclamare il trono.
Elric non muore, anzi viene aiutato dallo spirito elementare dell’acqua Strasha, ritorna quindi a Melniboné e scopre che il cugino era appena scappato con la sua amata Cymoril, resa ostaggio.
Elric, con l’aiuto di Arioch, il suo dio caotico a cui è devoto, giunge nella città senza spazio e senza tempo di Tanelorn e sconfigge Yyrkoon, salvando quindi Cymoril.

LA RICERCA DI UNO SCOPO E TEMPESTOSA. E’ durante il salvataggio di Cymoril che Elric si impossessa di una reliquia del Caos, la spada Tempestosa, un’arma che sembra avere una coscienza propria e che letteralmente si ciba delle anime delle persone che uccide.

Da quel momento, Elric sviluppa un rapporto controverso con Tempestosa: Tempestosa uccide non solo i nemici di Elric, ma la sua fame insaziabile dilania anche i suoi amici, le sue amanti, persone innocenti.
E’ un binomio complesso e semplice allo stesso tempo, con le due identità che sono senz’altro ben definite e separate, ma con i ruoli che si scambiano tra loro spesso e volentieri.
Tra spada e guerriero, infatti, c’è un rapporto di padronaggio e servitù che prende risvolti insoliti: Tempestosa è una entità famelica e malvagia, che viene istigata da Elric a nutrirsi delle anime dei suoi nemici, ma accade spesso che l’imperatore perda il controllo dell’arma e che questa gli si rivolti contro,
rivelando la sua natura mostruosa, uccidendo di sua spontanea volontà bersagli non concordati con Elric.
Elric, pertanto, è il padrone di Tempestosa ma ne è anche schiavo, dato che le anime che la spada infernale prosciuga gli rendono una forza tanto sovrannaturale che può persino fare a meno delle soluzioni alchemiche che contrastano la sua debolezza fisica.

Il rapporto tra Elric e Tempestosa viene vissuto pertanto con pesantezza dall’imperatore, che non riesce a trovare un senso alla sua vita dopo aver boicottato il trono di Melniboné per viaggiare tra i Regni Giovani.
Sviluppa conoscenze, amicizie e amori (quasi tutti stroncati da Tempestosa), ma anche rivalità e odi, come quello per Theleb K’aarna, lo stregone geloso di lui, diventa un guerriero temutissimo e arriva persino a radere al suolo Imrryr, capitale del suo Impero, per deporre definitivamente il cugino.
Elric è oppresso da un destino che sembra decidere per lui, che annulla il suo libero arbitrio e che di fatto lo rende una pedina per i giochi di potere dei Signori dei Mondi Superiori, gli déi del Caos e della Legge sempre in lotta tra loro.
Viene dilaniato dalla depressione, per questo, una depressione che si sente nel corso della narrazione, tanto percepibile che il lettore arriva a familiarizzarla, a farla propria e a viverla con la stessa pesantezza con la quale la vive il protagonista.
Alla fine, però, Elric, il campione tormentato, capisce il perché sta al mondo. Capisce il suo scopo, capisce il suo destino, si riappacifica con la sua psiche e il suo animo si placa di conseguenza.
Presto, infatti, ci sarebbe stata la lotta decisiva tra Caos e Legge proprio nella sua dimensione, e lui avrebbe avuto un ruolo decisivo.

IL DISTRUTTORE DI MONDI. Jagreen Lern, sovrano di Pan Tang, rende schiavo degli dèi del Caos il suo popolo intero acquisendo poteri superiori a Elric: i Signori dei Mondi Superiori sbarcano quindi con le loro creature nel mondo dei mortali e rendendo le terre conquistate… un costrutto di materia senza forma e le persone schiavizzate prive della loro coscienza.
E’ da tempo, oramai, che Elric ha perso il supporto di Arioch e del Caos e, per quanto li abbia cercati animatamente nelle situazioni di pericolo più disperate, c’è un motivo ben chiaro: mentre Elric è convinto che le sue azioni abbiano allontanato il benestare del suo dio protettore, la realtà sta nella paura che gli dèi nutrono nei suoi confronti.
Questo perché da tempo Elric ha acquisito la capacità di viaggiare in altre dimensioni, mondi alternativi dove lo spazio, il tempo e gli eventi che ne sono derivati sono diversi da quelli del suo mondo (in alcuni addirittura Arioch, per quanto esistente, è un semplice dio minore), combattendo pericoli che si contrappongono alla causa dell’Equilibrio Cosmico assieme a Hawkmoon, Erekose e Corum: insieme sono i Quattro che sono Uno, il Campione Eterno.
Ed è questo ciò che avvertono gli dèi del Caos quando devono fronteggiare Elric nell’ultima battaglia cosmica: nonostante stiano stravincendo la guerra contro gli dèi della Legge e nonostante siano immersi in un globo composto di invincibilità e immortalità rispetto ai mortali che li servono, loro hanno paura dell’albino che lotta per l’Equilibrio Cosmico e che avrebbe vanificato la loro vittoria totale su ogni piano dimensionale, e la loro paura si avverte nonostante la loro posizione di netta superiorità.

Elric accetta il suo destino, e tale accettazione rinnega definitivamente quello stato simil-depressivo che lo aveva contraddistinto fino a quel momento e chiede aiuto ai Signori Supremi della Legge; a chi gli chiede se adesso si sia schierato dalla parte della Legge dopo aver rinnegato il Caos, Elric risponde semplicemente che gli interessa preservare l’ordine cosmico, e così fa.
Sotto il suggerimento dei suoi nuovi alleati immortali giunge fino al nostro mondo, in quella società cavalleresca che accoglie le spoglie di Rolando dopo la sua morte nella battaglia di Roncivsalle e gli sottrae il corno attraverso cui aveva chiamato il suo sovrano, re Carlo Magno.
Tornato nel suo mondo, Elric suona il corno per far giungere i Sovrani Bianchi e poi per decretare la fine del suo mondo.
<<Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi>>.
Elric, incarnando infine il fato, decide la sorte del suo piano dimensionale facendolo risorgere dalle ceneri.
E’ l’ultima gesta di un eroe che ha tentato di tutto per dividere le tenebre dalle luci che investivano il suo mondo, nonostante il suo apparente menefreghismo, nonostante un egoismo mai dimostrato fino in fondo e che si suppone essere in parte finto.

Elric, così, diviene l’uomo che vede il tramonto del vecchio mondo in cui ha combattuto e l’alba del nuovo mondo che ha lui stesso partorito ma che non avrebbe mai potuto vedere: è l’Equilibrio Cosmico che ha sempre perseguito, per la maggior parte del tempo senza saperlo, e per il quale ha sacrificato l’amata Zarozinia, il buon amico Maldiluna e persino sé stesso.
La vita di Elric viene presa dalla malefica e traditrice compagna di sempre, Tempestosa, e il sovrano pallido muore consapevole e felice di aver compiuto il suo destino.
<<Addio, amico>>, dice la spada al cadavere del regnante di Melniboné, <<io ero mille volte più malefico di te>>.

Corvo.

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